al quattordicesimo piano

al quattordicesimo piano dell’hotel opatov ho spostato le pesanti tende di stoffa e fuori c’era la notte e un silenzio irreale e sembrava tutto immobile e fuori faceva freddo e lo riuscivi quasi a vedere il freddo e gli anni novanta e praga e poi c’erano i vampiri e il cielo è diventato ancora più nero e poi lì fuori da qualche parte c’era anche la morte ma dentro no da questa parte del vetro faceva caldo dentro c’era la moquette rossa e c’eravamo noi c’ero io e c’era il mio amico L. e c’erano anche altri amici e la giovinezza ed eravamo spensierati e qualcuno accese un televisore e dentro al televisore c’eravamo sempre noi ma ancora più giovani e ancora più spensierati che parlavamo di che guevara e di letteratura in un cinema deserto e poi abbiamo spento la tv e abbiamo preso una birra e abbiamo brindato insieme io e il mio amico L. e anche gli altri e abbiamo brindato alla moquette rossa e al presente e agli amori mancati e abbiamo fatto molto rumore e abbiamo sbattuto i mobili e sentito la musica e ancora bevuto e poi di colpo ci siamo azzittiti e siamo rimasto in silenzio e abbiamo deciso tutti insieme di stare in silenzio perché abbiamo percepito qualcosa e volevamo capire e la cosa che abbiamo percepito era un sussurro in lontananza e in questo silenzio improvviso abbiamo sentito dei rumori provenire dall’altra stanza e abbiamo ascoltato meglio ed eravamo sempre noi ed era incredibile perché erano sempre lo nostre voci lì in fondo eravamo sempre noi nell’altra stanza ma più grandi e più adulti ognuno con la sua vita che lavoravamo e scopavamo e pagavamo le bollette ed eravamo felici ed eravamo delusi ed eravamo sempre noi che qualche volta ci telefonavamo trovando occupato e poi mi sono girato e il mio amico L. non c’era più e io non capivo e qualcuno mi ha detto che il mio amico L. ha preso l’ascensore e poi non è più tornato e poi le voci sono scomparse ed è scomparsa anche la moquette rossa ed io ho spostato le pesanti tende di stoffa e ho guardato fuori e ho percepito che il silenzio della città non era più irreale era solo anonimo era solo un silenzio disturbato dai clacson e dalle sirene e dai motori e poi mi sono girato dall’altra parte e mi sono seduto e ho pensato che era tutto sbagliato

(03.05.2022)

l’ultimo treno

così mi trovo su questo treno che si muove su un binario a strapiombo sul mare ma questo lo so io e lo sa il conducente e lo sa il controllore e forse qualche altro passeggero perché ecco tutto intorno c’è una nebbia fortissima e non si vede niente solo un bianco spietato che nasconde le onde e gli scogli e la risacca ma poi ad un certo punto compare una stazione piccola una stazione triste solitaria y final e il treno si ferma e io non dovrei scendere perché la mia destinazione è altrove la mia destinazione è ancora molto lontana ma dal finestrino sento in lontananza un sax tenore che si lamenta e poi vedo una ragazza che sta attaccata ad un termosifone dentro la sala d’aspetto la ragazza quasi l’abbraccia il termosifone un termosifone bianco mai abbastanza caldo e io sento l’irrefrenabile bisogno di scendere dal vagone e vivere là e trovarmi un lavoro qualsiasi e dormire in qualche stanza spoglia con coperte dalla lana ruvida e la mattina ogni mattina alzarmi all’alba e passeggiare in spiaggia e magari scattare una fotografia attraverso la nebbia e poi andare a prendere un caffè in un bar cencioso e portare la tazzina alla bocca mentre il barista bonario ma sospettoso finge allegria e poi alzarmi il bavero del cappotto e pagare e riprendere a camminare verso il futuro

(18.01.2022)

the solstice recording

ci siamo nascosti come dei ladri, nutrendoci esclusivamente di matematica e astronomia e poi è arrivato il 21 dicembre il giorno del solstizio d’inverno e anche la notte più lunga dell’anno e noi avevamo registratori e bobine e nastri e poi avevamo questa curiosità morbosa e la voglia infinita di rubare l’identità a questa notte che è la notte più lunga dell’anno e la più buia e la più sola e quindi abbiamo acceso i microfoni e li abbiamo puntati verso il bosco dalla parte opposta dell’umanità dove la notte è più vera e più buia e più sola e abbiamo iniziato a registrare una registrazione di quindici ore esattamente come la notte iniziata alle sedici e trentaquattro e finita alle sette e trenta e gli hertz che scorrevano dai microfoni fino ai nastri magnetici guardavano con affetto le lancette dei secondi e la meccanica e il suono dolce dell’oscurità e c’era un vento gelido che irrigidiva le dita e il rumore delle foglie vicine e il rumore delle foglie lontane e il fruscio elettrico di una lampada e le nostre storie tutte diverse e le nostre storie diverse di aspiranti artisti e aspiranti uomini e i nostri sogni irrigiditi come le dita delle nostre mani e poi c’era il rumore del nastro magnetico che girava goffo e indifferente e gli hertz che scorrevano e in cielo c’era una luna luminosa e la sua luce trafiggeva gli alberi e poi i rumori monotoni smisero di essere monotoni e diventarono una scoperta continua di mondi meravigliosi e animali meravigliosi e noi non parlavamo mai noi con le nostre storie di aspiranti artisti e aspiranti uomini noi comunicavamo solo con dei cenni del viso o muovendo lentamente le nostre mani irrigidite perché il protagonista doveva essere il suono di questa notte e soprattutto la registrazione del suono di questa notte che era la notte più lunga dell’anno e la più buia e la più sola

(20.12.2021)

una notte

io di solito dormo e dormo profondamente e scendo a piedi uniti dentro ai sogni e rotolo e mi muovo curioso e tutto intorno ha contorni morbidi e caldi e sonny rollins suona sempre east broadway run down e in cielo spesso c’è un’aurora boreale e poi non starnutisco mai ma stanotte sono sveglio e sono le quattro e mezza ed è ottobre e fuori è bagnato dalla pioggia e dalla finestra vedo un lampione che riflette la sua luce arancione sull’asfalto e si intuiscono gli alberi e le foglie e l’erba e dentro è pieno di spigoli freddi come il tavolo e la libreria e le sedie e le cornici e sono freddo anch’io insieme agli spigoli e mi siedo in silenzio e il silenzio della notte non è un vero silenzio perché c’è la lancetta dei secondi che da i suoi colpi implacabili e regolari e c’è il vento che sposta le cose fuori casa e questo crea dei rumori che entrano anche dentro casa e la porta è chiusa e poi non c’è sonny rollins che suona east broadway run down ma c’è un leggerissimo ronzio che viene dalla lampadina accesa che di solito non sento mai ma stanotte mentre fuori c’è il vento e dentro sono le quattro e mezza io lo sento questo ronzio e poi sono sicuro che anche il ronzio sente me che respiro

(14.10.2021)

senza

senza città senza casa senza appartenenza senza accettare termini e condizioni senza essere capito e senza voglia di farmi capire senza annoiarmi senza vergogna senza nessuna traduzione neppure parziale senza dare conferma né rinuncia senza ricevere premi e punizioni senza essere perseguitato, arrestato e torturato ma anche senza essere ascoltato e quando ascoltato senza essere creduto senza glutine e senza lattosio senza bisogno di muovermi di notte tra pozzanghere fredde alla ricerca della memoria senza gridare nomi conosciuti a persone sconosciute senza cambiare canale senza perdermi in corridoio infiniti piene di porte chiuse e illuminati di una luce giallo limone senza olio di palma e senza grassi idrogenati senza leggere storie inventate spacciate per vere senza aprire giornali senza piombo senza scale armoniche senza ascoltare i rumori dei camion e dei passaggi a livello arrugginiti senza ricatti senza frustrazioni senza il bisogno di mettere a fuoco la luna perché riesco a vederla sempre e comunque senza sbarre senza interessi senza zuccheri aggiunti senza scatto alla risposta e soprattutto senza risposta

(31.08.2021)