una cabina nella tempesta e il legno che cigola e il legno che crepita e tra le onde e l’umidità nelle ginocchia e la stoffa salata sale la nostalgia per quel senso di libertà che a volte il mare da ma altre volte no e quindi canticchi tremando e strofini le mani bagnate e vorresti fare come quelli che alla soglie dei trent’anni vanno in Giappone e si svegliano all’alba per meditare e fare colazione con una ciotola di latte e una carota
svenire e risvegliarsi su una spiaggia che però è fredda e buia e per nulla silenziosa e piena di versi di animali sconosciuti e ti prende quel senso di nostalgia per la libertà che a volte il mare da ma che altre volte no e quindi cammini pensando e metti le mani in tasca e vorresti fare come quelli che alla soglia dei trent’anni vanno in Giappone e si svegliano all’alba per meditare e fare colazione con una ciotola di latte e una carota
la notte ha questa cosa per cui i tempi si dilatano e puoi rimanere lunghissimi minuti a fissare la geometria di tubi che viene illuminata dall’unica lampada accesa della stanza e i rumori assumono un altro spessore come il suono monotono e rassicurante della lancetta dei secondi che fa un passo avanti e poi un altro e poi un altro e poi un altro ancora e poi tanti altri e poi torna al punto di partenza e ricomincia come se niente fosse ma invece qualcosa è
la notte ha questa cosa per cui le priorità della vita vengono accartocciate e poi riallargate e poi spezzettate e mischiate alla cieca e infine ripescate a caso da un angelo bendato e tutto cambia prospettiva e quello che accade al di fuori della finestra assume più importanza come il passaggio di un’auto con i fari accesi o un litigio per strada o un pianto in qualche stanza d’hotel o il breve e intenso frastuono del camion che svuota i bidoni della spazzatura
la notte ha questa cosa dell’intimità che ti avvolge anche mentre lavori alla reception di un hotel con la porta vetrata e chiusa e ancora chiusa e ancora chiusa e poi aperta da una prostituta col suo cliente e poi chiusa e ancora chiusa e poi ancora chiusa e poi è quasi mattina e il turno è finito
la notte ha questa cosa per cui la frenesia del giorno sbatte la testa alle pareti e le pareti sono illuminate dai lampioni e poi se due sguardi si incrociano riescono a passarsi le emozioni di una vita intera in un secondo ma il più delle volte i due sguardi non si incrociano e il vento fa cigolare il cartello di metallo del benzinaio che indica il prezzo del gasolio
la notte ha questa cosa che domani ci penso e poi domani non ci pensi mai
la notte ha questa cosa per cui la sala d’aspetto dell’aeroporto diventa un limbo scandito dal fruscio delle pagine di un libro che viene sfogliato e dal tossire nervoso di un adolescente e da altoparlanti pieni di voci senza intonazione e rotelle ruvide di valige che vengono trascinate e un continuo bisbiglio che non sai se vuoi ascoltare oppure no
la notte ha questa cosa per cui a volte ti metti a pensare a quante persone in città indossino pigiami celesti o rosa o rossi e poi pensi alle lenzuola e ai cuscini e quelli che respirano con la bocca aperta e alle sveglie sui comodini che come agenti dormienti di una cellula estremista aspettano perfidi il sorgere del sole
la notte ha questa cosa per cui senza un’apparente ragione pensi che sia una buona idea tirar fuori i tuoi pensieri come in una jam session e prendi foglio e penna oppure batti le dita su qualche tastiera oppure parli a bassa voce e poi non ha importanza che le emozioni risultano gracchianti come l’altoparlante di una radiolina comprata a pochi euro alla bancarella di elettronica al mercato della mattina e accesa la prima volta
ho questa immagine ricorrente di una stanza spoglia con le pareti trasandate in cui non si vedono le finestre e non si può dire se sia giorno o notte e io infatti non lo dico e davanti ad una di queste pareti trasandate c’è una sedia e sulla sedia c’è un uomo in silenzio e vicino alla sedia c’è una lampada e la lampada emana una luce rosso fuoco e sembra l’immagine di un quadro perché è tutto immobile ma l’immagine è viva perché l’uomo respira ma per il resto è immobile la lampada è immobile la parete è immobile la sedia e su tutto c’è questa luce rosso fuoco che illumina e crea ombre e poi ad un certo punto l’uomo prende un libro dalla copertina rossa e sulla copertina non ci sono scritte per cui sono si può dire di cosa tratti il libro e io infatti non lo dico
a parte il freddo che a intervalli regolari scorre nelle ossa è una sensazione inedita perché sto volando senza gravità nello spazio profondo tra pianeti nani e satelliti e stelle e buchi neri e asteroidi e lì in mezzo c’è questo silenzio irreale che è il silenzio irreale che c’è in assenza di atmosfera e poi senza bisogno di aprire gli occhi mi trovo dentro questa bolla trasparente che gravita intorno a giove e si mimetizza tra le sue lune e poi la bolla vibra al suono di campane tibetane spaziali e poi c’è un lampo di un colore accecante e poi di un altro colore e poi ancora per sette volte e per sette colori e per sette note racchiuse in un’unica nota che sfuma e si perde nel silenzio irreale che c’è – com’è noto – in assenza di atmosfera
mi muovo in un mondo in macerie con palazzi crollati e auto arrugginite e vetrine rotte e neon spenti e in questa polvere apocalittica io sono stranamente elegante e indosso una camicia bianca e una cravatta sottile nera e una giacca e cammino quasi ignorando le esplosioni in lontananza ma provo un’enorme disagio e poi il sole scende e il cielo si fa buio e guardandomi intorno non vedo nessun’altro però mi sembra di sentire qualche rumore da dentro una casa in rovina e quindi muovo un passo dietro l’altra portando il mio corpo stanco ma vestito stranamente elegante verso quella che una volta è stata una casa e attraverso un buco nel muro vedo due bambini che avranno forse sei anni e che stanno immobili a guardare attraverso la porta aperta e sono attenti e concentrati ma immobili in questa stanza buia e impolverata e poi si sente un’esplosione e in fondo verso l’orizzonte si alza una forte luce ed è la luce di palazzi incendiati dalle bombe e la luce è davvero forte anche se l’esplosione è lontana e penso che la bomba doveva essere davvero molto potente e poi la mia attenzione torna rivolta ai bambini che illuminati da questo bagliore bellico si voltano verso la parete alle loro spalle e cominciano a giocare alla ombre cinesi e muovono con maestria ed esperienza le loro manine creando lupi e giraffe e uccelli e lumache in una danza avvolgente di ombre e mi sembra di scorgere un lieve sorriso sui loro volti e poi la luce si affievolisce e i lupi e le giraffe e gli altri animali lentamente tornano nell’oscurità e il sorriso sul volto dei bambini scompare e torna la polvere e le pareti cadenti e la concentrazione e i due bambini che avranno forse sei anni tornano a fissare la porta e l’orizzonte e uno di loro per un attimo mi vede e mi fissa con spietata indifferenza ma poi torna a fissare l’orizzonte e io vorrei fare qualcosa come abbracciarli e portarli via e salvarli ma poi d’improvviso sono altrove ed è sempre notte ma sto a piedi nudi sulla battigia e intorno c’è un silenzio irreale e il mare è scuro e minaccioso e freddo